Michelangelo - Introduzione sul Neoplatonismo michelangiolesco

Il neoplatonismo michelangiolesco
Michelangelo, considerato da Vasari il più grande artista di tutti i tempi, è uno dei più importanti esponenti della filosofia neoplatonica. Il neoplatonismo michelangiolesco porta l’artista a concepire una struttura del mondo basata su un profondo dualismo che portava all’impossibilità di comprendere la verità assoluta (propria del mondo delle idee), in quanto offuscata dall’eccesso di materia. Tale distinzione netta tra il mondo delle idee e quello sensibile, che impedisce la conoscenza dell’essenza delle cose attraverso la contemplazione dei dati naturali e mondani, può essere colmata solo grazie all’azione dell’artista, unico in grado di superare la mera visione del mondo fenomenologico svelando la verità della forma assoluta. Ciò porta Michelangelo a battere un terreno diverso rispetto a quello tracciato dai grandi artisti neoplatonici del ‘400 (Piero della Francesca e Botticelli), che individuavano nelle forme geometriche le immagini più vicine alle idee invisibili, e a concepire un mondo dove all’equilibrio olimpico del Primo Rinascimento, si contrappone un universo composto da forze in contrasto tra loro in cui la forma lotta contro la materia per potersi imporre anche nel mondo sensibile. Michelangelo, quindi, arriverà a considerare la materia come un elemento ambiguo, in grado, cioè, di permettere alla forma di palesarsi ma, allo stesso tempo, in quanto elemento corruttibile, di rendere la stessa forma imperfetta, solo uno specchio di ciò che è incorruttibile ed eterno nel mondo delle idee. In seguito a tale affermazione ecco che l’azione dell’artista consisterà nel far emergere la forma perfetta liberandola dalla materia in eccesso, che ne offusca la contemplazione, attraverso il gesto del “levare”.

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