Battistero degli Ortodossi

Il Battistero Neoniano, o degli Ortodossi, a Ravenna (commissionato dal Vescovo Neone nel 450-475), rappresenta il più importante monumento sacro in cui il senso dell’edificio è accompagnato da una decorazione intensa ed estremamente complessa.
L’edificio ha una pianta ottagonale, è realizzato in opus latericium e presenta un alleggerimento della superficie muraria nell’immediato sottotetto, tramite sottili archetti pensili.
Così come già notato nel Mausoleo di Galla Placidia, anche il Battistero mostra un’incongruenza tra interno ed esterno; mentre, infatti, all’esterno l’involucro murario appare compatto e la forma è perfettamente prismatica, all’intero i muri sono completamente rivestiti di mosaici e l’ambiente è coperto con una cupola emisferica, invisibile all’esterno. 
Questa incongruenza si spiega analizzando il valore simbolico dell’edificio, il battistero, infatti è il luogo dove l’essere animato “uomo”, diventa “figlio di Dio” tramite il Sacramento del Battesimo, diventando quindi in grado di conoscere le verità disvelate nel Paradiso. Allora, date queste premesse, la decorazione accompagna l’uomo in questa elevazione, attraverso il ricorso a simbologie numeriche e a mosaici, che non solo rendono visibili i personaggi del Vangelo e della Bibbia ma diventano anche simbolici e di complessa interpretazione.
La prima cosa che si nota, leggendo la decorazione interna dell’edificio, è la simbologia numerica.
L’edificio ha otto lati, il numero 8 è un numero strettamente collegato all’uomo, è un multiplo di 4, e il 4 è il quadrato; il quadrato è la figura geometrica che permette all’essere umano di comprendere lo spazio in cui si trova e, quindi, il tempo che sta vivendo. Strettamente collegata a questo numero è la decorazione della prima fascia delle pareti all’interno del Battistero. Si ritrovano qui otto archi a tutto sesto, uno per lato, retti da 8 colonnine tozze con capitelli corinzi, posti agli otto angoli dell’edificio, dalle quali nascono decorazioni a mosaico rappresentanti agli angoli otto figure di profeti e quindi racemi di acanto che si svolgono attorno agli archi.
La seconda fascia vede una maggiore complessità decorativa. Gli otto lati dell’edificio, anch’essi contenenti un grande arco a tutto sesto, che nasce da colonnine in stucco poste agli angoli in asse con quelle della prima fascia, mostrano una moltiplicazione della decorazione e dei sostegni. L’arco principale, infatti, non solo inquadra la finestra al centro di ogni lato ma anche due altri spazi (riquadrati da altri archi), che sovrastano delle nicchie in stucco contenenti figure di profeti. 
Ciò che si nota immediatamente è il moltiplicarsi degli archi; se nella fascia inferiore il numero di essi è 8 (uno per ogni lato), qui il numero si moltiplica per 3 (ogni grande arco ne inquadra altri tre minori, compreso quello sulla finestra centrale). Tale moltiplicazione porta la sequenza degli archi al numero 24, multiplo non solo di 4 ma anche di 3, e il 3 è il numero simbolo della Trinità, un numero da sempre legato alla divinità. 
In realtà la seconda fascia decorativa appena vista fa da base alla grande cupola emisferica; esattamente in corrispondenza dell’estradosso degli archi si attua il passaggio dalle pareti verticali alla semisfera della cupola, all’esterno – si ripete – nascosta dall’andamento prismatico dell’edificio. La cupola è, in questo caso ma non solo, l’immagine concreta del Paradiso ma permette il palesamento di figure relative alla divinità e ai misteri da contemplare e conoscere.
Anche la cupola è divisa in fasce; un disco centrale (rappresentante il battesimo di Cristo nel Giordano, per opera di Giovanni Battista) che è la meta di un percorso che comincia dalla prima fascia decorata e, per arrivare ad esso, è necessario fare un percorso lento di distacco dalla terra verso il cielo. 
Il disco appena citato è circondato da un primo anello con le figure degli apostoli e da un secondo anello che poggia direttamente sugli archi che inquadrano le finestre e mostra una serie di decorazioni simbolico-ecclesiastiche.
L’anello più esterno della cupola mostra una decorazione complessa, formata da 8 ambienti propri di una struttura ecclesiastica - un’abside con due ambienti quadrangolari posti a destra e a sinistra di essa, che mostrano alternativamente un altare, sul quale si pone un vangelo aperto, e un trono vuoto con un grande cuscino. La fascia indica simbolicamente la conoscenza di Cristo tramite i Vangeli e l’attesa della nuova venuta di Cristo alla fine dei tempi (il trono vuoto – l’ETIMASIA). Questa alternanza di 4 altari con i 4 Vangeli ai 4 troni vuoti rimette in gioco il valore dei numeri. Ci si trova davanti a 8 ambienti architettonicamente complessi composti da tre spazi, con un chiaro rimando alla terminazione absidale delle chiese ravennati dove, accanto all’abside di aprono la Prothesis e il Diakonikon, affiancati 8 candelabri. Gli elementi che ripartiscono lo spazio a questo punto si moltiplicano e accelerano il passaggio dalla figura ottagonale a quella circolare, parte della cupola. 
Superato questo anello ci si trova davanti ad una processione di 12 apostoli che girano attorno al disco centrale, guidati dalle figure di San Pietro e di San Paolo. Le figure, che si stagliano su un fondo blu, hanno una monumentalità estremamente evidenziata, poggiano i piedi saldamente a terra, hanno ombre e una forte tridimensionalità; appare interessante come essi si dispongono rispetto disco centrale, non sembrano, infatti, essere solo persone che camminano secondo un moto circolare e concentrico attorno alla scena del Battesimo di Cristo, ma vivono in spazi triangolari esattamente radiali rispetto alla scena centrale. 
La lettura di questo spazio, rimanda al rapporto tra tamburo e cupola visto nel Pantheon; anche in questo caso il disco centrale è da interpretare come una finestra su un mondo che non appartiene alla terra; allo stesso modo i 12 profeti che girano ininterrottamente davanti al mistero della divinità di Cristo, nascono quasi come emanazione radiale (come succedeva per i lacunari del Pantheon), negando quasi ogni contatto fisico con i muri che reggono, dal punto di vista solo strutturale la cupola e ponendosi come realtà a sé stante

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