Michelangelo - Tondo Doni


Tondo Doni Il Tondo Doni è una delle prime opere pittoriche di Michelangelo e corrisponde all'unica tavola dipinta dall'artista. L'opera, nonostante l'altissima qualità cromatica non si distacca dalla prima qualità propria di Michelangelo, quella di essere prima di tutto uno scultore e poi pittore e architetto. La scena rappresentata nel Tondo, rispondendo alle richieste del committente Agnolo Doni, svolge il tema della Sacra Famiglia, unendo in un abbraccio continuo la Vergine in primo piano e san Giuseppe, attraverso il Bambino da quest'ultimo porto alla Madre. Fortemente estrapolato dal fondo attraverso una linea continua di contorno, il gruppo in primo piano appare distante da una serie di Ignudi che occupano il piano più arretrato, isolato rispetto ad esso da un muretto dal quale si affaccia un giovane Giovanni Battista. Data la mancanza di paesaggio, appare chiaro che il susseguirsi dei piani non indica una distanza spaziale quanto una temporale e ciò spinge ad una lettura simbolica dell'intera composizione. La serie di piani che compongono l'immagine corrisponde, in realtà, ad una personale lettura di Michelangelo della storia della salvezza laddove i personaggi nudi rappresentano il mondo pagano, in netto contrasto con l'esplosione cromatica e volumetrica della Sacra Famiglia in primo piano, prototipo della famiglia cristiana. Di grande importanza appare la figura di San Giovannino ("o Prodromos" secondo la tradizione greca), appoggiato al muro di divisione tra la Sacra Famiglia e gli Ignudi che, sporgendosi verso il gruppo in primo piano concretizza il ruolo di colui che annuncia al mondo pagano la prossima venuta di Cristo, unico Redentore di tutta l'umanità. Pur rientrando in una vasta casistica di opere pittoriche su tavola rotonda, l'opera dimostra la capacità che Michelangelo ha di pensare per volumi e masse, trattando il piano come se fosse una sfera di cristallo entro la quale porre i corpi di altissima tridimensionalità. Esasperando le idee nate nell'ambiente fiorentino quattrocentesco quando, attraverso l'uso della Prospettiva, si creava un reticolo spazio-temporale in grado di mettere in relazione tra loro oggetti e situazioni distanti tra loro, al fine di creare uno spazio-tempo percepibile e, pertanto, misurabile dall'Uomo, Michelangelo applica tale espediente per evidenziare secondo criteri assolutamente ortodossi la totale identità del mondo contemporaneo con la realtà evangelica. Nonostante la chiara ripresa di schemi cristiano-cattolici, l'opera non è estranea all'adesione piena da parte di Michelangelo alle teorie neoplatoniche, essa si concretizza attraverso l'uso della figura sferica come forma perfetta e l'uso assolutamente mentale dei colori. Se quest'ultimo atteggiamento è colto nell'uso dei colori puri (intesi come dati assoluti e non come eventi fenomenologici), è attraverso la composizione complessa e rotante delle figure in primo piano che l'artista dimostra il suo concepire lo spazio rotondo come un volume sferico. Un cerchio perpendicolare al diametro del tondo, infatti, si percepisce seguendo la curva dell'abbraccio che coinvolge la Madonna in primo piano (partendo dal gomito di essa), che continua lungo le spalle di San Giuseppe e si chiude con la figura del Bambino. Tale ragionamento per volumi viene, infine, sottolineato dall'uso dei colori primari (blu, rosso e giallo), che non vengono relazionati alla situazione ambientale ma si propongono come dati puri e assoluti, mai sporcati con innalzamenti e abbassamenti di tono (attraverso l'uso del bianco o del nero), e partecipano alla resa plastica attraverso gli accostamenti continui ai colori complementari (il rosso viene accostato al verde, il giallo al viola e il blu all'arancio).

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