Romanico 1
Origini dell’arte romanica
L'arte romanica viene usualmente datata, in maniera grossolana, all'anno 1000.
Ma che cos'è l'anno 1000? Ovviamente l'anno 1000 non è dal 1° gennaio al 31 di dicembre. Il cosiddetto secolo dell'anno 1000, coniato da L. Grodecki, identifica un periodo di oltre 100 anni, riconducibile all'undicesimo secolo. Proprio nel corso di questo secolo, infatti, alcune forme architettoniche che erano in nuce, in epoca tardo longobarda e carolingia, vengono sistematizzate e armonizzate, per dare vita a una nuova forma architettonica che si diffonde in tutta l'Europa, che viene chiamata romanica.
Carlo Magno e la Rinascita carolingia
Ora, ovviamente, nel momento in cui si parla di forme architettoniche o espressioni latamente artistiche e culturali, che nascono in ambienti longobardi e carolingi, e che vedono in Roma un punto di riferimento sempre più concreto, è necessario riferirsi a Carlo Magno per capire che significa romanico. La nascita del romanico, infatti, deve necessariamente essere fatta risalire alla figura di Carlo Magno; è lui che superando la qualità di “re dei Franchi”, diventa Imperatore del Sacro Romano Impero, discendente diretto degli imperatori romani, Romanorum Imperator Augustus egli stesso. Da Carlo in poi, alla Roma solo immaginata, si sostituisce una Roma concreta, dove l’antichità è viva, dove non c’è mai stata una vera e propria contaminazione barbarica: una Roma che deve essere alla base di una rinascita politica e culturale di impressionante forza.È necessario notare che con Carlo Magno si fa strada una forte volontà di riprendere le forme architettoniche romane, la Rinascita Carolingia, che a Roma si traduce come “Rinascita paleocristiana”, prevede la realizzazione di chiese che riprendano lo schema di San Pietro, al quale può o non può essere aggiunto il corpo occidentale, il Westwerk, segno evidente della presenza dell’Imperatore, e quindi del potere laico, caratterizzante in maniera forte tutte le fondazioni carolingie, e poi ottoniane, della Germania.
Nonostante, quindi, queste eclatanti novità, la volontà artistica e architettonica carolingia e poi ottoniana è solo una: il ritorno a Roma!
Romanità e Bisanzio
Nonostante Roma sia più di un concetto, configurandosi anche con una concretezza urbanistica e monumentale, la consistenza temporale e materiale di Roma è ancora abbastanza fluida. Tutto ciò che è frutto della volontà di Imperatori diventa romano, grazie all’inesistenza del concetto di arte “bizantina”, riconoscendo gli Imperatori dell’Impero Romano d’Oriente semplicemente come “Romei”, ecco che Roma non è più soltanto Roma, ma Roma diventa Ravenna, diventa Milano, diventa ogni luogo in cui la romanitas ha lasciato tracce importanti a livello architettonico, artistico e culturale. Ecco, quindi, che la romanità indiscussa della Cappella Palatina di Aquisgrana non è riferibile a Roma ma a Ravenna, alla basilica del vescovo Ecclesio, di Massimiano ma, principalmente di Giustiniano: San Vitale.
Certo il concetto di Roma è ben lungi dall’essere realmente storicizzato, risultando spesso, più veramente un'idea che non una presa di coscienza precisa. Però è un'idea importantissima, Carlo Magno non è più il re dei Franchi, è il Sacro Romano Imperatore, come lo saranno tutti i suoi discendenti, dagli Ottoni al Barbarossa, fino agli imperatori asburgici.
L’Europa e le Vie di Pellegrinaggio
Ora, in quello che viene considerato un pieno Medioevo, un periodo oscuro e vago, ovverossia nel X e XI secolo, l'Europa diventa, un'entità omogenea. I regni romano-barbarici scompaiono lasciando spazio a una realtà politica pensata, organizzata secondo leggi scritte, realizzante in pieno l’idea di una ripresa e di una continuità con il glorioso passato romano. Il nuovo Impero non prevede barriere e confini, propugna una diffusione della cultura laica e religiosa e, attraverso la nascita e lo sviluppo di vie di comunicazione facilita lo spostamento di pellegrini e di monaci che vanno a visitare i luoghi sacri. Questi fasci di vie, che percorrono in lungo e in largo tutta l’Europa, sono le Vie di Pellegrinaggio che, mettendo in comunicazione i vari luoghi santi (Roma, Santiago di Compostela, la Terra Santa), permettono non solo lo spostamento di popoli ma anche la diffusione di culture, di modelli architettonici e artistici, favorendo la nascita di un linguaggio culturale, seppur complesso, certamente con una grande omogeneità di fondo.
Spostarsi significa portare con sé delle suggestioni, diffondere oggetti, opere d’arte e modelli architettonici. È in questo periodo che si diffonde in tutta Europa (principalmente lungo il Camino de Santiago e la Via Francigena), il modello delle “chiese di pellegrinaggio”, quello delle abbazie benedettine, la forma della basilica romana.
Il fenomeno è complesso e sfaccettato. Alla diffusione di un modello, infatti, non corrisponde una replica acritica dello stesso; esso appare mutato, reinventato, riconfigurato in base a variabili proprie del luogo dove è riproposto. Queste mutazioni, derivanti per lo più dalla vitalità di una tradizione costruttiva locale, da situazioni climatiche, da materiali da costruzione, dal ruolo che le chiese hanno nella società, hanno come conseguenza un’innumerevole quantità di variazioni sul tema che, però, non tradiscono mai i presupposti di base: la ripresa puntuale e sostanziale della “Basilica paleocristiana”.
Il modello paleocristiano e il Westwerk
La forma della “Basilica paleocristiana”, si diffonde in tutta Europa, quindi proprio grazie alla nascita delle vie di Pellegrinaggio, e ai pellegrini che le attraversano ma anche, e principalmente, alla diffusione dell’ordine benedettino e cluniacense. Proprio legata all’ordine benedettino è la pergamena di San Gallo, redatta presso il monastero omonimo in Svizzera; questa carta datata alla piena epoca carolingia, appare come uno schema di progetto, dove la basilica è in stretto rapporto con gli edifici che compongono il complesso sistema abbaziale, e propone senza alcun dubbio proprio la pianta basilicale, con transetto e abside, preceduta dal Westwerk. Questa pergamena, questo schema, si diffonde, pur mutando, in tutta Europa, diventando un vero e proprio modello da seguire, contribuendo a diffondere il nuovo linguaggio architettonico-monastico, in tutto l’Impero.
Come accennato, co-protagonisti di questo fenomeno sono, però, anche i pellegrini che, percorrendo circa 30 km al giorno, hanno bisogno di trovare un luogo dove riposare (ospitale o hospitium), una taverna e una chiesa. Ed è proprio da questo piccolo nucleo abitativo che nascono, nell’XI secolo, i borghi che cominciano ad espandersi, ad acquistare una propria identità, grazie alla nascita di corporazioni di lavoratori che intervengono, materialmente, a costruire e abbellire la propria città.
La nascita dei borghi medievali – Il protoromanico
Ogni borgo acquista una sua valenza all'interno del territorio, arrivando anche a gareggiare con l'altro, attraverso la realizzazione di edifici sempre più importanti, sempre più imponenti e sempre più caratterizzanti la società boghese.
Certamente gli edifici più significativi di ogni borgo sono due: il broletto, cioè il palazzo municipale e la chiesa.
La chiesa, a questo punto, nasce per volontà di due entità, un’entità di tipo religioso, la Chiesa di Roma, quindi i Vescovi essenzialmente, e una di tipo civico, cioè il popolo. Il popolo materialmente mette i soldi per realizzare l’edificio; ciò significa che il popolo vuole avere un'identità dentro la chiesa e che la chiesa deve essere fatta in modo che venga anche compresa dal popolo. Ecco, quindi, che è proprio l’essere umano che acquista un ruolo importante dal punto di vista sociale e religioso.
L'essere umano deve sapere cosa costruisce, deve sapere come è fatto ciò che costruisce, deve abitare nell’edificio che costruisce. A differenza delle basiliche paleocristiane, che non tenevano in nessuna considerazione l'essere umano, essendo a forma di croce, con colonnati che evidenziavano un ritmo talmente serrato da spingere l’uomo verso l’abside senza nessuna possibilità di pentimento; nelle chiese che nascono in questo periodo, comincia ad esserci una sorta di rivalutazione dello spazio. Esso si plasma letteralmente sull'essere umano, esso viene frammentato, non soltanto in navate, ma anche in isole spaziali, le “campate”, che danno un ritmo al percorso che va dall'ingresso all'altare.
Santa Maria Maggiore di Lomello
Un esempio è la basilica di Santa Maria Maggiore di Lomello, considerata come uno degli esempi più importanti di proto-romanico italiano, basilica importantissima, databile fra la fine del X e inizio dell'XI secolo, a cavallo dell'anno 1000. La chiesa è realizzata interamente in mattoni, con il transetto sporgente, l’abside e la navata centrale, divisa dalle navate laterali non più da colonne ma da pilastri, che appaiono come se fossero due semicolonne addossate a un pilastro parallelepipedo,
A Lomello si assiste, per la prima volta in Italia, alla nascita del pilastro a fascio. Esso, ben lungi dall’essere caratterizzato simbolicamente, è un elemento strutturale, dove che singolo elemento, perfettamente connesso agli altri, ha lo scopo di reggere solo una parte della muratura o della copertura, realizzando un sistema architettonico che lavora per punti e non più per masse. Una vera e propria rivoluzione ingegneristica.
Ma il ruolo figurale del pilastro a fascio, prescindendo da quello meramente strutturale è strettamente legato a questa rivalutazione del ruolo dell’Uomo nella fruizione della Basilica. Pur contribuendo a dividere la chiesa in navate, apparendo come uno dei sostegni che permettono di dividere la navata centrale dalle laterali attraverso archi che corrono in senso longitudinale, permette di suddividere in isole spaziali di dimensione controllata, sia la navata centrale che le navatelle, generando archi che le scavalcano maniera ritmata e controllata, realizzanti le campate.
La presenza delle campate, quindi, indipendentemente dalla loro copertura o dalla loro dimensione, provoca un importante mutamento nella basilica di tipo paleocristiano, evidentemente riproposta in epoca carolingio-romanica. Pur partendo, infatti, dal concetto di basilica a tre navate con transetto e abside, la scansione ritmica proposta e realizzata dalle campate, permette di far intuire all’uomo una scansione spazio-temporale, corrispondente a un dialogo che si intesse tra l’essere umano e Dio, evitando la sottomissione del primo alla divinità e rendendo, allo stesso tempo, la divinità più umana e intelligibile.





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