Carlo Magno e la svolta pre-romanica in Europa
Carlo Magno e il Sacro Romano Impero
La
grande avventura del Romanico, linguaggio che si diffonde in tutta Europa tra
la fine del X e l’inizio del XIII secolo, non può prescindere da un rimando
alla volontà di restaurare l’Impero romano, chiaramente espressa da Carlo
Magno. In seguito alla sconfitta dei re romano-barbarici, tra i quali
Desiderio, re dei Longobardi, Carlo, re dei Franchi, si fa incoronare
imperatore del rinnovato Impero romano, da Papa Leone III nella Basilica
Costantiniana di San Pietro, la notte di Natale dell’800. L’atto appare
immediatamente di enorme importanza mediatica e politica, il re dei Franchi
diventa non solo imperatore di un territorio enorme, oramai unificato, ma il
vecchio Impero romano rinasce sotto il segno del Sacro, riconoscendo nel Papa
di Roma il supremo capo spirituale. È evidente che la restaurazione dell’Impero romano ha
delle ripercussioni non solo a livello politico ma anche economico, sociale,
culturale e artistico. La scomparsa dei piccoli regni romano-barbarici vede
certamente una caduta delle eventuali frontiere e quindi una vera e propria
ripresa economica, fatta di scambi commerciali ma anche di viaggi sempre più
frequenti, e quindi una maggiore e più facilitata diffusione della cultura
La scrittura
Il ruolo dei monaci e dei pellegrini
Importante
è, inoltre, il ruolo dei monaci e dei pellegrini. La caduta delle frontiere e
l’imposizione della religione cattolico-romana, permette ai monaci di muoversi
liberamente sull’intero territorio e di costruire monasteri ovunque. La regola
di San Benedetto si diffonde in maniera capillare, corroborata dalla
contemporanea costruzione di monasteri che ripropongono sempre lo stesso schema
architettonico e compositivo, partecipando, in tal modo alla diffusione di una
cultura architettonica univoca. I monaci non portano soltanto una fede e una
regola ma anche un modo preciso di organizzare gli spazi ecclesiastici e della
vita comune, ed esso deriva direttamente dal Monastero di San Benedetto a
Montecassino e dalle sue filiazioni in tutta Italia nel corso del VII – IX
secolo. Hospitium
(dove il pellegrino dormiva), di una Taberna
(dove si mangiava) e di una Chiesa per poter assistere alla messa e ricevere la
comunione. È proprio in questo gruppo di edifici che si può scorgere la prima
fase di un insediamento molto più vasto, che porterà alla nascita di borghi,
che si sviluppano lungo la via principale, destinati a diventare centri di
importanza fondamentale per il controllo delle strade non solo nel Medioevo.
Accanto al ruolo dei monaci, fondamentali per la
diffusione della cultura e dei modelli architettonici in Europa sono i
pellegrini che, dal IX secolo in poi, cominciano a battere le maggiori vie di
comunicazione dell’Impero per raggiungere i luoghi dove si trovano i corpi di
santi importanti (San Giacomo a Santiago di Compostela, i Santi Pietro e Paolo
a Roma), o la Terra Santa. Le vie di pellegrinaggio (il Camino di Santiago che,
dopo aver valicato i Pirenei arriva, lungo la Spagna settentrionale, fino a
Santiago di Compostela; la Via Francigena, che partendo dalla Francia e
arrivando a Piacenza poi si dirige verso Roma, presso la tomba di San Pietro e
di San Paolo – ad limina Apostolorum; la Via Appia, che arrivando a Brindisi
permette di imbarcarsi per la Terra Santa). I pellegrini sono i vettori più
importanti della diffusione di modelli artistici e decorativi e, inoltre, la
necessità del viandante di doversi fermare ogni circa 30 km (una giornata di
cammino), favorisce la nascita di un La Romanitas di Carlo Magno
Si
nota come con Carlo Magno, quindi, l’Europa acquisti una facies cattolica che
la caratterizzerà per tutti i secoli a venire. Carlo, stesso, è promotore di
una serie di azioni volte a evidenziare la supremazia della Chiesa Cattolica e,
allo stesso tempo, l’equiparazione del potere temporale a quello spirituale,
riconoscendo nel Papa il capo supremo della Chiesa e nell’Imperatore l’unico
capo politico dell’intera Europa, ambedue tali per volontà di Dio. Da tale
affermazione e dalla necessità di Carlo di sottolineare la sua romanitas dipendono scelte
architettonica molto precise, che dimostrano, senza mezzi termini, tale
situazione politico-spirituale.
Carlo
è imperatore romano, in quanto tale, il suo punto di riferimento è la Roma
imperiale, e nel caso specifico, Costantino. Ciò porta l’imperatore non solo a
utilizzare un linguaggio aulico, ma anche a scegliere di esportare in tutto
l’Impero il modello della struttura più importante di età costantiniana: la
Basilica di San Pietro in Vaticano.
Tale decisione appare importantissima perché il
modello petrino/costantiniano si diffonde in maniera rapidissima in tutta
Europa, pur evidenziando una serie di mutazioni sull’organismo architettonico
romano causate dalle differenti condizioni ambientali e socio-culturali, nonché
dal modo di costruire usuale delle singole parti del continente. Questa mutazione,
però, non porterà mai a un abbandono del modello di riferimento ma, piuttosto,
ad una incredibile varietà di realizzazioni su un unico modello, continuo punto
di riferimento. La basilica a navate, divisa da colonne, con una terminazione
absidale, e sovente preceduta da un quadriportico, si ritrova in tutta Italia,
in Francia, in Germania affermando, senza mezzi termini, l’appartenenza
culturale dell’Impero a Roma.
L'architettura di Carlo Magno e le origini del Romanico
Ma
accanto alla normale mutazione che avviene sull’organismo architettonico di
origine romana, dovuto alle situazioni prima evidenziate, un intervento di
chiara ascendenza imperiale e volto a sottolineare l’equiparazione del potere
temporale a quello spirituale è la costruzione della Loggia imperiale nella
controfacciata della chiesa, il cui prototipo si ritrova nella Cappella
Palatina di Aquisgrana. Tale loggia, posta molto in alto, è raggiungibile
attraverso due torri scalari che la affiancano e che partecipano alla
definizione di un’enorme costruzione che sovrasta l’ingresso, chiamato “massiccio
occidentale” (o “torri occidentali”), in tedesco Westwerk. Lo scopo del
Westwerk è quello di evidenziare la superiorità dell’autorità imperiale, che
sovrasta il popolo che occupa le navate, ponendosi, invece, in diretto contatto
con l’autorità ecclesiastica, che trova posto nell’abside rialzata e,
ovviamente, di fronte alla Loggia.
Il Westwerk diventa, a questo punto, la sigla vera e
propria dell’architettura carolingia e, assieme alla riproposizione della
chiesa costantiniana, identifica la cultura architettonica imperiale dal IX
secolo in poi e proprio da essa nascerà quel linguaggio architettonico che
invaderà tutto il continente europeo che, denunciando sempre la sua vicinanza a
Roma e la sua dipendenza dalle scelte simboliche di Carlo, prenderà il nome di
Pre e Protoromanico.
Commenti
Posta un commento