Gianlorenzo Bernini - Baldacchino di San Pietro


Per comprendere bene l'opera architettonica del Bernini, è necessario ritornare alla fabbrica di San Pietro in Vaticano. Michelangelo aveva attuato una trasformazione assolutamente unica nel panorama della chiese cinquecentesche controriformate: aveva costruito una chiesa con una cupola enorme che si innalzava nel cielo di Roma e che copriva uno spazio a pianta centrale. Dunque la chiesa non era che il basamento della grande cupola. Nonostante la pianta centrale, Michelangelo cercò di dare direzionalità alla chiesa, in ottemperanza a quello che era il principio fondamentale della funzione salvifica della chiesa, per cui il percorso del fedele ha come mèta l'altare, il Cristo. Tuttavia, nella chiesa a pianta centrale, questo percorso non è lineare, ma è ambiguo. Per cui Michelangelo aveva tentato di ovviare a questo problema facendo tre absidi nei tre angoli del quadrato ruotante, e dell'altro angolo, smussato, aveva fatto l'ingresso. Ma restava purtuttavia una direzione piuttosto ambigua, che sicuramente non piaceva alla chiesa controriformata. Non per nulla, San Carlo Borromeo, nelle "Instructiones fabricae", pone come regola, per la costruzione di una chiesa, la pianta allungata, a forma di croce. Morto Michelangelo, venne chiamato Carlo Maderno il quale, lasciando integra la pianta circolare di Michelangelo, introdusse una lunga navata con le cappelle dei santi a destra e a sinistra. Tutto ciò poneva in crisi la spazialità di Michelangelo, e l'importanza della cupola che veniva vanificata dalle pretese bigotte della Chiesa. Il Papa chiemerà dunque Bernini per porre rimedio a tale problema. Bernini opera in modo eccezionale, facendo ricorso a tutte le sue qualità di grande architetto, ma anche di grande scenografo. Egli fa due grandi interventi, entrambi barocchi per la sensazione teatrale che danno, creando un segno della Città Eterna davanti alla Chiesa della cristianità, dunque un segno non soltanto romano ma universale. Il primo intervento è squisitamente scenografico: egli introduce un "baldacchino" gigantesco, collocandolo esattamente sotto la cupola; un elemento, questo, che non viene ad urtare né la spazialità di Maderno, né quella di Michelangelo. Questo baldacchino gigantesco è formato da quattro colonne tortili, che reggono una trabeazione concava, dalla quale partono quattro volute a dorso di delfino, che a loro volta reggono un globo d'oro con sopra la croce. Da notare inoltre i quattro angeli in bronzo e oro. L'obiettivo principale è quello di ridar valore alla cupola. Contemporaneamente, egli si inserisce in quella tradizione ricchissima che sottolineava il luogo dove San Pietro era stato sepolto. Le colonne tortili del baldacchino sono uguali a quelle vitinee che formavano la pergola messa a segnare la tomba di San Pietro nell'antica basilica costantiniana. La colonna vitinea deve essere intesa sia in senso cristologico ed evangelico ("Io sono la vite , voi i tralci"), sia in senso dinamico, dunque barocco, come immagine del moto senza fine. Il movimento si condensa nella trabeazione che si contrae (concava), negli angeli di bronzo dorato e nelle volute a dorso di delfino che reggono il globo dorato sormontato dalla croce.

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