Roma Paleocristiana- Santa Pudenziana


Un importante intervento di segno cristiano nella Roma del tardo IV secolo fu la trasformazione delle terme della casa di Pudente in chiesa dedicata a Santa Pudenziana, della cui decorazione rimane solo il grandioso mosaico absidale, raffigurante Cristo seduto in trono con gli Apostoli.
Pur mostrando chiare affinità con formule di ascendenza ellenistica e ancora molto in uso a Roma (evidenti nella assoluta volontà di descrivere una realtà tangibile), nel mosaico absidale della chiesa di Santa Pudenziana, si impone con grande forza la volontà di realizzare un’opera a forte contenuto simbolico, sottolineante in maniera precisa il ruolo dell’abside nello spazio ecclesiastico. Essa diventa, infatti, il Paradiso, punto di arrivo di un percorso salvifico che parte dall’ingresso in chiesa (simbolicamente inteso come la figura del mondo terreno). L’opera di dimensioni monumentali pur essendo divisa in due zone (una parte inferiore dove davanti ad un porticato ad emiciclo trova posto la figura monumentale di Cristo in trono, affiancato dai 12 apostoli, ed una superiore in cui, a destra e a sinistra di una gigantesca croce gemmata, in un cielo pieno di nuove, compaiono i simboli dei 4 evangelisti), è in realtà leggibile in maniera univoca come immagine del Paradiso.
Per poter leggere in maniera corretta la monumentale opera musiva, è necessario partire da una descrizione di essa per passare, in un secondo momento, a rintracciare i contenuti simbolici che la caratterizzano e la pongono come una delle più importanti realizzazioni artistiche della Roma paleocristiana.
La scena che si svolge in primo piano, davanti ad un emiciclo porticato, rappresenta Cristo seduto in trono, barbuto e vestito con un abito d’oro che è immediatamente percepibile come il Signore protettore della chiesa di Santa Pudenziana (come appare scritto nel libro aperto che lui regge con la mano sinistra: Dominus Conservator Ecclesiae Pudentianae). Accanto ad esso si dispongono i 12 apostoli, guidati dalle figure di San Paolo (a sinistra) e di San Pietro (a destra), incoronati rispettivamente da due donne che rappresentano la Ecclesia ex Gentibus (la Chiesa dei Gentili), e la Ecclesia ex Circumcisionis (la Chiesa degli Ebrei).
Dietro al portico è riconoscibile un agglomerato urbano monumentale con templi e palazzi che permettono di poterlo identificare con Roma o con Gerusalemme al centro del quale, immediatamente alle spalle di Cristo in trono, si erge una collinetta (riconoscibile nel Golgota), sulla quale è la gigantesca Croce gemmata. Tale Croce permette il collegamento tra una scena che si svolge evidentemente sulla terra e uno spazio che è senza dubbio celeste (per la presenza chiara delle figure simboliche dei Quattro Evangelisti), pur essendo, allo stesso tempo, perfettamente percepibile e riconoscibile anche dai sensi umani. Ma la Croce gemmata è anche asse di simmetria dell’intera opera, divide in due lo spazio e, ponendosi esattamente dietro Cristo, lo individua come il vertice di un triangolo che rimanda certamente al dogma della Trinità.
La presenza di elementi che hanno una valenza figurativa duplice, affiancando, cioè, ad una lettura immediata un livello superiore di comprensione che è decisamente simbolico porta al secondo livello di lettura dell’opera. Così la scena rappresentata mostra, nella sua globalità, un mondo che pur sembrando terreno, in realtà mette in crisi questa prima impressione. Le due donne che incoronano San Pietro e San Paolo sono evidentemente immagini simboliche, non trovando riscontro nelle storie evangeliche, così come la confusione circa l’individuazione della città che si svolge al di là del portico semicircolare (Roma o Gerusalemme), propone una lettura dell’agglomerato urbano come la “nuova Gerusalemme” e la “nuova Roma”, la città di Dio – il Paradiso. Questa sorta di confusione deve essere certamente letta in termini di volontà d’arte e, quindi, collegata alla necessità da parte della Chiesa di rendere comprensibile da tutti l’essenza del messaggio cristiano, volto alla conquista della salvezza attraverso l’accettazione del Mistero della Croce di Cristo che, con forte evidenza, si pone al di sopra dell’altare, in quella parte della chiesa che come punto di arrivo di un percorso salvifico che parte dall’ingresso, corrisponde alla conca absidale.

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